Ripartire da qui, dallo stemma, dai valori raccontati sul nostro simbolo. Non aspettavo altro che una mostra per ricostruire la storia, sapere da dove arriviamo, scoprire in cosa affondano le radici di Milano. Trovare il tempo per una piccola riflessione sul passato che Expo in arrivo ci costringe a prendere in considerazione. Quasi obbligati a fare il punto sulla nostra identità, come se partecipassimo a una specie di terapia di gruppo che parte dalle origini per toccare le costellazioni familiari e arrivare sino a oggi. Croce rossa su fondo bianco, tanto per iniziare: sangue sparso per una causa di pace o anche fusione tra nobiltà (rosso) e popolo (bianco). La città è rappresentata da una corona turrita, come vuole la tradizione araldica, posta sopra a un timbro che in questo caso è ornato da due rami annodati tra loro da un nastro tricolore, alloro e quercia: gloria e sapienza – forza e protezione. Questa la base del ragionamento laddove altri segni sono stati aggiunti al blasone nel corso della storia a seconda delle dominazioni ricevute. E infine il nome che per lunghi secoli è stato Mediolanum, dal latino: ‘terra di mezzo‘, punto di convergenza tra nord e sud, est e ovest in un equilibrio dinamico che ha necessariamente accolto e curato, incredibile, chiunque abbia contribuito al processo produttivo senza far distinzioni etniche e sociali perché quel che conta è il progresso, migliorare il benessere grazie a cittadini da sempre abili e operosi, protesi verso un futuro più bello ma socialmente utile. In questo senso Milan l’è un grand Milan. Perché dietro a quel passo notoriamente elegante, si nasconde un fascino discreto, sobrio e solido che si basa sulla conoscenza. Il tutto tradotto concretamente in una rete di atenei straordinaria che forma oltre 200.000 studenti in tutte le discipline, 15 milioni di metri quadri di strutture industriali del ‘900 convertite in laboratori di creatività e innovazione, un tessuto artigianale capace di produrre ciò che design e moda progettano, una rete sanitaria e ospedaliera molto avanzata, tanti settori nevralgici per lo sviluppo – tra cui giornalismo, comunicazione, diritto e tecnologia – che vantano posizioni molto evolute, un immenso patrimonio artistico e, per concludere, la Scala. Tempio della musica. Clap, clap. Uscita dalla Triennale, ho tirato un sospiro di sollievo. Mi sono sentita orgogliosa del nostro percorso di emancipazione. Tutto sommato, ne scaturisce una realtà spiccatamente democratica con una forte vocazione al lavoro. Peccato che spesso quel ‘darsi da fare‘ si sia tradotto in frenesia con il risultato mortifero di perdere di vista gli obiettivi perseguiti. Probabilmente se ci ri-focalizzassimo sui valori che ci muovono, sfruttando questo po’ po’ di indole, riusciremmo davvero a realizzare quella vita migliore che da tempo stiamo solo sognando. Il tutto condito da un pizzico di sana poesia, come direbbe Fornasetti. E voi, che ne pensate. Suggestivo guardare al futuro partendo dal simbolo. O logo? In fin dei conti, quanti di noi hanno lavorato in pubblicità… tanti…
Identità Milano, sino al 2 Giugno in Triennale – Ingresso gratuito
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